UN DESTINO IMPEGNATO NEL SOCIALE

Quando Vincenzo mi dette il permesso di entrare, rimasi folgorato dalla bellezza del posto.

Nonostante il tempo avesse segnato il suo trascorso in maniera evidente, quell’odore di terra bagnata e la vista di alberi ormai spogliati dal pieno inverno, mi trasmisero un senso di appartenenza. Come se, forse in un’altra vita, quel luogo mi fosse appartenuto un tempo. Parlo di un tempo in bianco e nero, dove cavalli ed asini solcano lastre in pietra lavica. Dove carrette di buoi trainano interi carichi di grano, dove immense botti sanno custodire bene quell’elisir di lunga vita: “Oro puro, color sangue ” , per lasciarsi alle spalle immenso lavoro e tanta fatica. Vincenzo era innamorato di quel posto, ma lo è ancora adesso e forse più di prima.

L’orologio posto sul campanile della vecchia chiesa di famiglia, segna da poco le 15:20 ma chissà di quale anno. La nostra passeggiata è fatta di ricordi ed aneddoti che Vincenzo sa’ raccontare bene. Del resto lui ci è nato e cresciuto in quel posto e per niente al mondo potrebbe mai dimenticare. Conosce bene ogni angolo, ogni tegola. Pietra su pietra mantiene la sua storia, il suo destino, ma mai avrei pensato che quel destino un giorno potesse coinvolgere anche me…….

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